EDUCAZIONE FINANZIARIA
strumenti per i cittadini:
Venerdì 11 maggio 2018 – Ore 9.30
Con:
- Valentina Panna – FEDUF Fondazione per l’Educazione Finanziaria
- Tiziana Tomei – Consulente Crowdfunding
- Antonio Persici – Presidente OIC – Osservatorio Imprese e Consumatori
- Angelo Deiana – Presidente Confassociazioni
- Ivano Giacomelli – Presidente Associazione Codici
- Mauro Ugolini – Resp. Ufficio rapporti Associazioni Consumatori Intesa San Paolo
- Paolo Siani* – Deputato PD
- Modera: Sabrina Bergamini – HelpConsumatori
Leggi la scheda preparatoria
Crisi bancarie, risparmio tradito: esperienze, buone e meno buone, di Educazione Finanziaria (mentre le tecnologie cambiano tutto il panorama finanziario)
La situazione
La nostra storia economica più recente è caratterizzata dalla drammaticità delle crisi bancarie e del numero straordinario di risparmiatori che hanno visto scomparire i loro risparmi in vario modo investiti.
In molti di questi casi emerge chiaramente che la scelta di questi risparmiatori è stata inconsapevole, forzata, aggirata, talvolta addirittura estorta, sempre, comunque, “disinformata”.
Il fenomeno è globale ma, per quanto riguarda l’Italia, una ricerca dello Studio Ambrosetti svolta già nel 2007 rilevava che solo il 47% delle famiglie era in grado di gestire il bilancio familiare (circa il 50% distingue fra differenti tipologie di mutuo o comprende le differenze fra strumenti finanziari diversi; solo il 27% è in grado di calcolare correttamente il rendimento di un titolo. Il 70% della popolazione, e ancor di più i giovani, dichiara di non avere sufficienti competenze in ambito economico-finanziario per gestire in maniera adeguata il proprio denaro.
Da allora però sono state necessarie una raffica di crisi bancarie e finanziarie, acuite ulteriormente dalla drammatica situazione economica internazionale, per prendere atto concretamente e pubblicamente di questo stato di fatto e oggi sono in corso, finalmente, una serie di iniziative educative, pubbliche e private, che in vario modo cercano di farsi carico della esigenza di istruire i risparmiatori.
Se ne occupano le Autorità di vigilanza e regolazione bancaria e assicurativa, varie fondazioni bancarie, l’ABI, singoli istituti bancari, i Ministeri dello sviluppo economico, del lavoro, dell’istruzione e dell’economia, e altri soggetti a vario titolo interessati, tra cui le associazioni dei consumatori, che da alcuni di questi soggetti sono stati chiamate a concordare iniziative e programmi e che tutti i giorni hanno a che fare con risparmiatori sull’orlo della disperazione.
Il coordinamento di questi molteplici, spesso meritori, probabilmente troppi, tentativi (per ora di questo si tratta!) è tuttavia molto carente e ancor più carente è l’investimento finanziario e di risorse, che vengono dispersi in troppi rivoli.
Non a caso ha preso il via un vero e proprio “Censimento” dei molti programmi di educazione finanziaria presenti in Italia, promosso dal Comitato per la programmazione e il coordinamento delle attività di educazione finanziaria e non a caso i Ministeri dell’economia e della istruzione hanno posto in consultazione pubblica fino a fine maggio 2018 un “Programma” contenente le principali iniziative per il triennio 2017-2019, denominato “La Strategia Nazionale di educazione finanziaria, assicurativa e previdenziale”, evidentemente per tentare di dare ordine e sinergia tra le diverse iniziative.
Dunque lo sforzo da compiere è molto arduo ed è controversa la scelta della migliore direzione per raggiungere risultati tangibili, anche perché nel frattempo tutto il mondo economico-finanziario tradizionale è investito dalle innovazioni tecnologiche (blockchain, criptovalute, intelligenze artificiali, Fintech e Insurtech, etc) che si insinuano nel sistema monetario, nel modo di agire di banche, assicurazioni, borse, etc.
E ancora, grazie alle tecnologie e al web, nascono nuove forme di accesso al credito e alla possibilità di ottenere finanziamenti al di fuori dei canali tradizionali, per sviluppare start up e altri grandi e piccoli progetti senza dover necessariamente ricorrere al sistema bancario.
Fundraising e Crowfunding sono le nuove tecniche di raccolta di soldi per sostenere o finanziare nuovi progetti e iniziative, spesso per attività a scopo sociale, proposte da parte di persone, mini e nuove imprese o organizzazioni non a scopo di lucro. Nel caso del Crowfunding, ovvero il finanziamento collettivo di tanti soggetti verso un’unica iniziativa, c’è sempre una piattaforma tecnologica che può offrire diverse opportunità di partecipazione: una pura donazione senza ricompensa, oppure con una ricompensa finale, proporzionata all’importo del contributo, che arriva una volta realizzato il progetto. Conoscere queste opportunità, i loro vantaggi ed i loro limiti, dovrebbe entrare nei programmi di educazione verso la finanza di un domani già presente.
Ma fare educazione finanziaria è tutt’altro che facile
- C’è il tema delicatissimo della obiettività e completezza dei piani educativi.
E’ naturale che ciascuno degli attori dei diversi programmi di educazione finanziaria imprima diversa enfasi ai temi che intende trattare, valorizzando taluni aspetti a spese di altri, secondo un personale punto di vista. Quindi, anche in piena buona fede, ogni programma educativo nasce, a seconda di chi lo promuove, con diversi connotati e accenti.
Il progetto del Comitato Edufin ( che è quello, di natura anche pubblicistica, che tende a coinvolgere il Consiglio nazionale dei consumatori e degli utenti) è proprio in questi giorni sotto la lente di ingrandimento da parte delle associazioni dei consumatori che esprimono preoccupazione per il ruolo inadeguato e residuale che è stato loro affidato e per la difficoltà di bilanciare la informazione, integrando la mera e fredda descrizione degli strumenti finanziari con alcuni aspetti pratici e decisivi, ad esempio la segnalazione dei rischi per il risparmiatore connessi ai diversi tipi di investimento. Un aspetto davvero tutt’altro che secondario!
- C’è anche il tema complesso degli strumenti e metodi educativi.
E’ sostanzialmente facile intercettare i giovani con programmi che intervengono nelle scuole ma bisogna attirarne l’interesse cogliendo i loro specifici interessi economici e modi di spendere (carte di credito prepagate, telefonini come strumenti di pagamento, nuove forme di risparmio). Comunque si tratta di soggetti che hanno una vita finanziaria assolutamente elementare e per i quali è ancora poco produttivo annoiarli parlando di previdenza, mutui e investimenti, se non in termini generalissimi)
Potranno essere loro stessi, nelle classi e fuori, a manifestare le loro esigenze più sentite e dialogare con le associazioni dei consumatori.
E’ invece molto più difficile far arrivare agli adulti gli strumenti informativi ed educativi relativi ai prodotti più critici. E soprattutto è arduo raggiungerli nel momento in cui ne hanno effettivamente bisogno, ovvero immediatamente prima che stiano per sottoscrivere le loro scelte finanziarie.
Probabilmente questa esigenza si potrebbe soddisfare non tanto, o non solo, con l’educazione finanziaria bensì regolando i tempi della procedura contrattuale, introducendo uno spazio temporale tra la consegna della (comprensibile!) documentazione informativa finanziaria e il momento della sottoscrizione del contratto, così da consentire agli strumenti educativi predisposti di giungere in tempo a svolgere il loro ruolo.
Sicuramente le associazioni dei consumatori stesse hanno bisogno di mettere in campo personale sempre più preparato e aggiornato per affiancare i cittadini, giovani e adulti, nelle loro scelte e nelle loro istanze di tutela. Formare questo personale può essere un primo lavoro da fare per disseminare nei territori una rete di supporto culturale qualificata, terza e indipendente.