La quarta rivoluzione: e-commerce, big data, generazione alfa

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LA QUARTA RIVOLUZIONE:

e-commerce, big data, generazione alfa

Venerdì 11 maggio 2018 – Ore 10.30

Con:

  • Angelo Emilio Colombini – Segretario Confederale Cisl
  • Patrizia de Luise  – Presidente Confesercenti
  • Alberto Contri – Docente di Comunicazione Sociale IULM (in video )
  • Fabiano Lazzarini – Country Director Qwant
  • Valentina Filippini – Legal Advisor NetComm
  • Stefano da Empoli – Presidente I Com
  • Francesco Nonno  – Direttore regolamentazione Open Fiber
  • Daniele Fappiano – responsabile sharing economy del CETRI (Centro Europeo Terza Rivoluzione Industriale)
  • Giovanni Ferrari – Presidente Casa del Consumatore
  • Modera: Furio Truzzi Assoutenti

Leggi la scheda preparatoria

 

La connotazione prevalente della quarta rivoluzione, industriale-culturale-sociale, porta il segno 4.0

I processi tecnologici  presenti e futuri prevedono fabbriche automatiche basate su robot e processi di manifacturing machine learning (apprendimento automatico delle macchine) che si dispiegano anche in agricoltura, nel terziario, nei servizi dalla mobilità alla cura della persona rendendo “superflui” milioni di addetti “umani” non bilanciati dall’immissione di altrettanti addetti previsti dai nuovi impieghi tecnologici. Assisteremo senza dubbio a una ulteriore caduta “tendenziale” della occupazione. Una umanità sempre più senza lavoratori con una moltitudine di consumatori che accedono al mercato e ai servizi sulla base della loro capacità di spesa  fino al minimo “di cittadinanza” che verrà garantito (se lo sarà) dalle politiche sociali che via via sostituiranno la cassa integrazione, i bonus bebè, studenti, pensionati, ecc. con una attenzione alla famiglia che, ancor più che nel passato, supporta sempre più i propri membri non attivi nel mondo del lavoro.

Eppure in mezzo a tale moltitudine si aggira lo spettro del “prosumer” non più solo consumatore non ancora produttore (anche se la definizione che ne diede Alvin Toffler, che coniò questa parola nel 1980, indica un consumatore che produce contemporaneamente all’atto del consumo) e tuttavia pronto a spezzare le catene dell’oppressione consumistica con nuove blockchain e open big-data che gli consentano di rendere immediatamente “commerciabili” i surplus prodotti dalle sue stampanti 3D o dal suo impianto fotovoltaico o dal suo orto idroponico installato sul terrazzo o nell’angolo della cucina comandati tutti vocalmente o touch via internet delle cose.

In questo verosimile futuro alcune questioni urgenti:

– lo sviluppo esponenziale dell’e-commerce, oltre a trasformare in ghost town i centri commerciali che a loro volta avevano inaridito i negozi di vicinato e non, trasformerà il commercio in una sorta di no man’s land? Il riferimento per il consumatore sarà sempre più l’algoritmo di un software evoluto? Come si coniuga con la tutela del made-in e soprattutto con la tutela del consumatore? In Italia assisteremo all’ennesimo vuoto normativo? Che sviluppo potrà avere una figura professionale che assista nella scelta l’acquirente? Come verrà usata la città del futuro?

– Mister Google ci conosce meglio dei nostri genitori, del nostro coniuge, del collega di lavoro. Perché i dati raccolti “a nostra insaputa” o spesso inconsciamente forniti, vengono venduti a caro prezzo senza alcun ritorno per il consumatore che li ha prodotti o meglio ha contribuito a produrli? Il nuovo regolamento sulla privacy è coerente con l’obiettivo di tutelare efficacemente il cittadino consumatore e utente nei suoi diritti identitari e personali? Dobbiamo soggiacere allo zoo orwelliano??? strapotere dell’oligopolio dei colossi hi tech o possiamo esercitare il diritto all’oblio su tutti i data che ci riguardano? O meglio ancora, è possibile esercitare il diritto a costituirsi in big data community mantenendo la prerogativa di uscirne in qualsiasi momento? Infine: sanzionare fortemente chi non rispetta le normative sulla privacy, potenziando anche l’attività investigativa della Polizia Postale è una pretesa o una necessità?

– Nuova o Vecchia Privacy? Il 25 maggio entrerà in vigore il nuovo regolamento europeo 679/16/UE sul trattamento dei dati personali. L’intenzione è una rivoluzione copernicana: privacy come archittettura e scheletro delle attività d’impresa, sanzioni a percentuali sul fatturato, inversione dell’onere della prova a carico di chi tratta i dati dei cittadini. Tutto roboante, ma dopo 20 anni in cui sono state ignorate le più elementari regole di queste normative, con assenza quasi totale di attività repressive in grado di tutelare i diritti alla riservatezza (e non solo) dei cittadini, serviranno non soltanto il potenziamento delle attività investigative (Guardia di Finanza e Polizia Postale) bensì una compartecipazione ampia del sistema, a cominciare anche dalle associazioni dei consumatori alle quali il regolamento (art. 80) offre uno strumento importante di tutela collettiva che andrà però normato e confermato adeguatamente dal nostro legislatore.

– Ma l’epoca dei prosumer si affermerà quando saranno adulti i figli dei Millennials, la cosiddetta generazione ALPHA o screengeneration (i nati dopo il 2010). Già oggi, però, questi grandi influencer che ormai condizionano un mercato da quasi 20 miliardi di dollari, imparano a condividere foto prima ancora che a parlare. Quale il ruolo del nostro sistema educativo, della famiglia, del nostro associazionismo verso questi babyconsumers in dribbling continuo tra rischi della rete e opportunità del web, tra cyberbullismo e reti solidali? L’accesso allo smart phone dovrà diventare vietato ai minori almeno di 14 anni? E quale strategia per gli anziani? Emarginati dalle nuove tecnologie ma spesso vero sostegno dei nuovi users?

Infine una questione che riguarda il mercato in generale e non solo l’e-commerce: dovremmo puntare ad ottenere delle norme che tutelino maggiormente i diritti non solo dei consumatori, ma anche delle imprese virtuose, dei lavoratori, degli animali e dell’ambiente, creando sinergie con associazioni di imprese socialmente responsabili, con sindacati riformatori e non corporativi, con le associazioni ambientaliste e animaliste non fondamentaliste.

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