Per una nuova legge a protezione dei consumatori e piu’ forti autorita’ di controllo

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  PER UNA NUOVA LEGGE SUI CONSUMATORI

E PIU’ FORTI AUTORITA’ DI REGOLAZIONE E CONTROLLO

Venerdì 11 maggio 2018 – Ore 10.00

Con:

  • Daniela Primicerio – già DG CONSUMATORI MISE  
  • Gianfrancesco Vecchio – già DG CONSUMATORI MISE
  • Mario Fiorentino* – DG CONSUMATORI MISE
  • Giovanni Calabrò DG per la Tutela del Consumatore – AGCM
  • Mario Staderini – Direttore della Direzione Tutela Consumatori AGCOM
  • Giandomenico Manzo – Segretario Generale ARERA
  • Elio Lannutti – Senatore M5S
  • Pietro Praderi – Lega Consumatori
  • Modera: Mario  Finzi – Vice Presidente Assoutenti  

Leggi la scheda preparatoria

In questo tavolo vogliamo affrontare due argomenti che riguardano concretamente chi esercita l’azione di tutela dei diritti dei consumatori (fermo restando il diritto al ricorso giurisdizionale): le Associazioni dei Consumatori e le Autorità di Controllo.

Se per le prime non si tratta di riscrivere tutto il Codice del Consumo potendo anche intervenire “solo” sull’art. 137, per le seconde si avverte la necessità di pensare ad un impianto legislativo “generale” sulle Authority (ben 17!) atteso che ognuna di esse oggi ha un proprio quadro normativo di riferimento che, su alcune questioni trasversali come i poteri, l’indipendenza e le modalità delle nomine, dimostra inadeguatezza e fragilità.

LE ASSOCIAZIONI DEI CONSUMATORI sono state e sono per molti cittadini i “nuovi eroi”, i raddrizza torti, l’ultima spiaggia per difendersi da un mercato selvaggio e da imprese aggressive e moleste. Tuttavia la loro fragilità organizzativa ed economica le rende soggette a svolgere, nel migliore dei casi, azioni esemplari di impatto mediatico con scarso risultato. Solo grazie allo spirito battagliero, alla tenacia, alla preparazione e competenza di diversi suoi leaders si è riusciti parzialmente a porre rimedio ai limiti evidenziati.

IL TEMA DELLA RAPPRESENTATIVITA’ – Le associazioni dei consumatori hanno un impianto regolatorio della propria rappresentatività che è il più rigido in assoluto se paragonato a quello vigente per altre organizzazioni sociali ed economiche e che non si giustifica in termini di maggiori poteri assegnati agli uni e agli altri.

Sia i sindacati dei lavoratori, che mai hanno voluto che fosse regolamentata per legge la propria rappresentatività dando attuazione all’art. 39 della Costituzione, che le associazioni imprenditoriali, “comunicano”, senza alcuna verifica da parte della Pubblica Amministrazione, il numero dei propri iscritti e la loro consistenza organizzativa, arrivando a paradossi incredibili, di cui uno recentissimo: abbiamo scoperto, infatti, che nel settore dell’autoriparazione la somma degli iscritti dichiarati da grosse organizzazioni come la Confartigianato, la CNA e la CASA, supera del doppio il numero delle imprese esistenti.

Perché tanta disparità tra associazioni “economiche?” Tra imprese, lavoratori e consumatori??

I consumatori in particolare non hanno, diversamente da imprenditori e lavoratori, la possibilità di affiliarsi in modo agevole, automatico e semplificato, a una associazione di tutela tramite una delega. Devono ogni anno compiere il rito del rinnovo, che potrebbe invece essere semplice ed automatico, salvo disdetta, come avviene per le categorie di lavoratori e imprese.

IL TEMA DELL’INDIPENDENZA ECONOMICA – Nessuna associazione sindacale o imprenditoriale sta economicamente in piedi con le sole quote di iscrizione. I sindacati hanno ottenuto per anni, e continuano in larga misura a mantenerli, un numero cospicuo di distacchi retribuiti nei vari settori; hanno contributi e sedi di lavoro, in verità sempre più contenuti, per i loro centri di formazione e per i loro patronati; le associazioni imprenditoriali godono di flussi continui di risorse provenienti dal sistema camerale e dai fondi comunitari sulla base del principio di sussidiarietà per la promozione delle loro attività di supporto alle aziende. Entrambi hanno ingenti patrimoni edilizi, forti centri studi, robusti apparati.

Premesso che non siamo affatto gelosi e che non apparteniamo alla schiera di chi vorrebbe distruggere i corpi intermedi limitandone le agevolazioni associative, ci poniamo invece l’interrogativo del perché alle associazioni dei consumatori tutto ciò è precluso, i fondi camerali sono risibili, quelli comunitari inesistenti. Esse, che rappresentano la più grande rete italiana di sportelli di tutela del consumatore, contribuendo notevolmente anche ad abbattere i costi di giustizia, si devono basare su un fortissimo volontariato, qualche entrata da 5 per mille e, quando capita, risorse acquisite tramite progetti finanziati con il conta gocce.

Esemplare è l’assolutamente insignificante contributo proveniente dai fondi Antitrust, che la stessa legge aveva voluto destinare alle AA CC e che ormai, per farraginosità burocratiche e altri impedimenti, è arrivato a essere biennale o addirittura triennale anziché annuale e ad avere una consistenza talvolta inferiore al 10% di quanto effettivamente disponibile nell’esercizio finanziario. Con beffa ulteriore quando tali risorse sono distolte e utilizzate per altre coperture decise dal Governo per finanziare, con i soldi dei consumatori e utenti, iniziative estranee e improponibili, come nel 2016 quando furono dirottati milioni di euro a favore della nautica da diporto e non certo come bonus per l’acquisto di natanti!

Senza associazionismo economicamente indipendente è difficile pensare a una efficace tutela dei consumatori-utenti:

Le nuove norme che dovrebbero essere introdotte riguardano: la possibilità di fidelizzare gli associati tramite contributi di iscrizione volontari riscossi contestualmente e in occasione del pagamento di alcuni servizi, ad esempio con la bolletta delle utenze domestiche, il conto bancario, la polizza assicurativa, ecc.

Poi una norma che renda certa e congrua l’erogazione dei fondi Antitrust e, (perché no?) di altre Autorità di regolazione e controllo, che pure erogano sanzioni per comportamenti scorretti nei confronti dei consumatori, fondi con i quali poter competere in materia di centri studi, uffici stampa, e organizzazione con le altre associazioni economiche.

La stessa modalità del loro utilizzo va ripensata, semplificando le procedure e aderendo letteralmente allo spirito della legge. Si dovrebbe ripensare, in termini di efficienza e di certezza, la macchinosa procedura attuale che vede transitare le sanzioni dall’Antitrust attraverso il Ministero dell’Economia per essere poi riassegnata al Ministero dello sviluppo economico e infine, con bandi di gara anch’essi dai tempi lunghi, ai progetti delle associazioni dei consumatori.

Siamo sicuri che questa procedura non si possa semplificare, sveltire, e soprattutto rendere certa, almeno nella misura delle risorse da destinare annualmente?

Infine è bene anche dire che per il CNCU l’essere sostanzialmente relegato come organo consultivo del MiSE è molto limitativo, dato che le associazioni dei consumatori si occupano anche di sanità, di agricoltura, di trasporti, scuola, etc. etc..

 C’è da chiedersi, quindi: perché il CNCU non potrebbe essere un organismo incardinato presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri?

*****

LE AUTORITA’ DI CONTROLLO stanno svolgendo il difficile compito di regolare un mercato sempre più aggressivo nei diversi settori e nel contempo eliminare e/o attenuare gli effetti ingombranti di vecchie normative e regolamenti superati, senza contare i macigni che pesano sulle tariffe: una per tutte le accise e gli oneri di sistema.

Tuttavia non possiamo non rilevare come la salvaguardia del principio di indipendenza lasci in alcuni casi a desiderare e a volte sia di ostacolo al buon funzionamento delle Autorità.

IL TEMA DELLA GOVERNANCE – Non capiamo perché sino ad oggi non sia mai stato nominato alcun rappresentante dei consumatori o di area nei vertici delle Autorità. Questa è una lacuna (o disparità) molto grave se si pensa alla vicinanza e alla storia professionale di molti dei nominati rispetto alle imprese regolate. Senza pensare a lobbismi deteriori, appare evidente che i consumatori in quanto tali debbano avere una propria rappresentanza nelle Autorità e, a cascata, nelle società di servizi pubblici. In Francia un rappresentante dei consumatori opera in seno al consiglio di amministrazione di SNCF svolgendo sia un ruolo di rappresentanza che di controllo sulle scelte aziendali. Questo ruolo di bilanciamento dovrebbe essere riconosciuto alle rappresentanze degli utenti anche nel nostro paese.

IL TEMA DELL’INDIPENDENZA – I membri delle Autorità, a seconda delle diverse leggi istitutive, sono spesso designati dal Governo o dal Parlamento e, dunque, sono inevitabilmente soggetti agli equilibri e simpatie politiche del momento.

Pare opportuno introdurre un elemento di equilibrio seguendo anche la procedura di nomina adottata con successo nei paesi anglosassoni dove i candidati sono auditi in sedute pubbliche e si “fanno le pulci” ai loro curricola, perché per presiedere, o comunque dirigere, un’Autorità indipendente bisogna essere, se non meglio, almeno come la moglie di Cesare … al di sopra di ogni sospetto.

IL TEMA SOFT LAW: come se non bastasse, le disposizioni paranormative emanate dalle Autorithy in molti casi finiscono per avere valore pieno di legge, soprattutto dove, come ad esempio in materia di privacy e trattamento dei dati personali, le lacune normative o gli spazi interpretativi sono amplissimi. Questa attività di fonte normativa “terziaria” che non arriva né dal Parlamento, né dal Governo, sarà pur indispensabile ma va riportata nell’alveo della certezza del diritto, soprattutto quando la terzietà di tali organismi diviene problematica proprio a causa dei difetti di governance di cui abbiamo parlato in precedenza.

 

 

 

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